La strada,
il colle del Sommeiller (3009m)
e la Valle di Rochemolles
Il Colle del Sommeiller è un’ampia depressione, tra la Rognosa d’Etiache 3382 m e la Punta Sommeiller 3333 m, con il lago omonimo a quota 2998 m, che collega, con un passaggio a est del lago, a quota 3009 m, la Valle di Rochemolles alla Valle d’Ambin.
Colle e il Lago del Sommeiller visti dalla punta, di fronte la Rognosa d'Etiache.
Sul versante nord del colle si trova il ghiacciaio del Sommeiller, oggi in forte regressione, che rimane, comunque l’unico sito glaciale della conca di Bardonecchia.
In origine la Punta Sommeiller era chiamata Monte Balme o Rognosa di Galambra e fu Martino Baretti, naturalista e geologo torinese (1841-1905), nonché valente alpinista, che, in occasione della prima ascensione documentata alla cima (1871), cambiò il nome in ricordo dell'ingegnere Germain Sommeiller, che diresse i lavori del Traforo ferroviario del Frejus.
(estratto dal bollettino del Club Alpino Italiano, 1875, vol. 9 pag. 358)
<<In Val Susa si conoscono tre Rognose, questa tra Sauze di Cesanne e Pragelas, sullo Spartiacque Dora Riparia-Chisone; la Rognosa di Galambra che fa da nodo tra i valloni di Rochemolles, Galambra (Dora Riparia) e d’Ambin (Arc) cui, per chiarezza, cangiai nome nel 1871, battezzandola Punta Sommeiller (metri 3,334). Infine la Rognosa di Etiâche, tra i valloni di Rochemolles (Dora Riparia), d’Ambin e d’Etiâche (Arc) …>>
Il nome fu poi attribuito anche al colle, al ghiacciaio e al lago.
L‘esplorazione sistematica, dal punto di vista alpinistico, del Massiccio d’Ambin (Alpi Cozie Settentrionali) lascia il posto, nel periodo tra le due guerre, grazie all’inaugurazione del Rifugio Camillo Scarfiotti (località Grange du Fond 2156 m) nel 1923, a un alpinismo che, conclusa la fase esplorativa, ricerca la difficoltà tecnica, non più la via più logica per arrivare in vetta ma quella più difficile: la soluzione del problema alpinistico. L’elenco di alpinisti famosi, che hanno frequentato la Valle di Rochemolles per salire le montagne che la circondano, è la dimostrazione di quale interesse queste abbiano suscitato in generazioni di frequentatori e se le individuiamo, con l’aiuto di una cartina al 25.000 di Bardonecchia, mentre passeggiamo nella valle, potremo accorgerci di quanto sia reale lo slogan che recita “Bardonecchia – la montagna da spettacolo”.
salendo la Pierre Menue m 3507
Un esempio di quanto questo spettacolo abbia interessato generazioni di frequentatori è la ripetuta presenza del grande alpinista e scrittore di montagna William Augustus Brevoort Colidge che calcò le cime della valle tra 1873 e il 1885.
Nato in America, ma trasferitosi in Inghilterra, scoprì le Alpi di cui divenne assiduo frequentatore con all’attivo un’ottantina di prime ascensioni e più di millesettecento scalate, quasi tutte effettuate in compagnia delle guide alpine Christian Almer, padre e figlio, di Grindelwald, cittadina svizzera, ai piedi dell’Eiger, dove si trasferì e trascorse gli ultimi anni della propria vita.
Di professione storico e teologo, collaborò alla stesura di enciclopedie e scrisse articoli sulla montagna per ogni club alpino esistente e rigorose guide sui territori alpini frequentati. Coolidge non fu un collezionista di prime salite, ma un amante della bellezza montana. Ciò traspare da tutti i suoi scritti ed è confermato dal fatto che varie salite furono ripetute anche più di una volta. Il 25 luglio del 1873, Coolidge venne, per la prima volta, nella zona di Bardonecchia e salì (con le guide Almer e Pierre Michel) il Monte Niblè 3365 metri trovando, in punta, un ometto di pietre.
Punta e Ghiacciaio del Sommeiller visti dalla Rognosa d'Etiache
Il 18 agosto 1878 salì il Pic del Tabor con Christian Almer (padre e figlio) e scese, per la prima volta, il versante Nord (allora glaciale). Il 2 agosto 1883 attraversa, con Christian Almer (padre e figlio) il Colle Nord dei Denti d’Ambin. Il 18 settembre 1885 con C. Almer attraversò il Passo della Rognosa 3071 metri superando le difficoltà alpinistiche del versante francese (allora ricoperto da un ghiacciaio). Forse un suo pensiero: “se una cima è opera della natura, un passo alpino è opera dell´uomo”, può farci capire il fascino che la Valle di Rochemolles, con le sue cime, le e su valli e i suoi passi esercitò sul grande alpinista inglese e non solo.
Ma è negli anni ‘60 che il Colle del Sommeiller assume un’importanza strategica negli sviluppi turistici ed economici della Valle di Rochemolles. Edoardo (Edo) Allemand, maestro di sci e profondo conoscitore del colle e del ghiacciaio, concepì l’idea di creare un centro di sci estivo sul Ghiacciaio del Someiller basato all’omonimo colle. L’idea prese forma e venne creata una Società a Responsabilità Limitata la VA.RO. (società per l’incremento turistico e sportivo della Valle di Rochemolles) tra alcuni maestri della Scuola di Sci Bardonecchia, tra i quali Edo Allemand e Piero Bosticco, e alcuni villeggianti, clienti della scuola sci e frequentatori assidui di Bardonecchia, tra cui il marchese Valerio Clavarino, che fu il primo presidente della società.
La società acquisì un capitale di 40 milioni di lire e il 7 maggio 1962, dopo l’acquisto di una pala Fiat FL8, iniziarono, con il tracciamento del percorso da Rochemolles, i lavori per la costruzione della strada per il Colle del Sommeiller, un’opera di ingegneria grandiosa (1400 metri di dislivello e una lunghezza di 20 chilometri). Il 29 giugno la strada raggiunse la diga, il 25 luglio l’altezza del rifugio Scarfiotti, e per fine ottobre, la strada arrivò a 100 metri dal colle.
La FL8 al lavoro sulla strada sopra lo Scarfiotti
Nella primavera del 1963 venne completata la strada bianca, carrozzabile ai normali veicoli utilitari. La più alta strada delle Alpi e, con la chiusura al traffico veicolare, usualmente interrotto a quota 2500 metri, della strada asfaltata del Pico de Veleta in Sierra Nevada (provincia andalusa di Granada, sud-ovest della Spagna), che raggiungeva l’altitudine record di 3367 metri, è la strada carrozzabile più alta dell’Europa Occidentale. Sempre nella primavera del 1963 furono costruiti due skilifts e il rifugio-albergo, con la base in muratura sormontata da due prefabbricati metallici, che disponeva di un generatore diesel, locale caldaia, locali per il personale, cucina, bar con jukebox, sala da pranzo, 20 stanze, per un totale di 50 posti letto, con riscaldamento e tutti i confort, e un negozio.
A luglio 1963 il centro sci estivo del Colle del Sommeiller iniziò a funzionare! Il sogno di Edo Allemand si era avverato!
Il 25 luglio, dello stesso anno, Remo Grigliè pubblicava su La Stampa di Torino un articolo sullo sci estivo al Colle del Sommeiller dal titolo: “A sciare con la canicola sul Ghiacciaio del Sommeiller”.
Fu l’inizio di un periodo di crescita: la scuola di sci arrivò a nove maestri e nove pulmini VW per il trasporto dei clienti da Bardonecchia, il rifugio ampliato con 4 stanze in più per un totale di 62 posti letto con servizio trasporto espletato inizialmente con un OM Lupetto poi si aggiunsero prima un FIAT 625 e poi un Macchi TU5, la sostituzione degli iniziali skilifts con pali in legno con più moderni con struttura in ferro.
A inizio stagione, quando la parte finale della strada non era ancora sgombra dalla neve, la FL8 venne anche adibita al trasporto sci e bagagli dei clienti.
Ma nel tardo inverno 1969 si verificò il fatto che, purtroppo, sarà destinato ad invertire la tendenza: una valanga, di modeste dimensioni, staccatasi dal pendio basale della punta Lussart, alle spalle del rifugio-albergo, nella sua breve corsa, lo investì e ne danneggiò gravemente una parte, per poi arrestarsi una quindicina di metri a valle. Un evento non previsto, al quale si tentò di porre rimedio, purtroppo senza successo, con opere di protezione passive.
Il rifugio-albergo fu, all’inizio della stagione estiva, parzialmente ricostruito e, nel contempo, furono costruite le opere di protezione, che, però, non riuscirono ad impedire, negli anni successivi, ulteriori ingiurie alla struttura. Seguirono anni difficili a causa del forte innevamento che, se da un lato favoriva la pratica dello sci, dall’altro rendeva difficoltosa l’apertura della strada e la gestione degli impianti di risalita che erano sommersi.
Il rifugio-albergo come era nel 1970: il bar è stato rifatto, la cucina e la sala da pranzo non esistono più. Dietro si vede il muro edificato per tentare di proteggee la costruzione dalla valanga.
La crescita della concorrenza di alti centri di sci estivo (Iseran, Deux Alpes, Courmayeur, Cervinia, Stelvio, Tonale, etc.) non fu, di certo, d’aiuto. Durante l’estate 1975 Edo Allemand ammainò bandiera e, al termine della stagione, cedette la VA.RO all’industriale torinese Agostino Gessaroli che investì in un nuovo skilift Leitner e nella parziale ricostruzione del bar e del ristorante, danneggiato dopo una nuova valanga, abbandonando, definitivamente, la parte in muratura del rifugio-albergo.
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Dopo tre anni, visti gli alti costi di apertura e gestione della strada, anche Agostino Gessaroli gettò la spugna e la VA.RO. fu rilevata da un nuovo gruppo di maestri di sci, guide alpine e clienti-amici appassionati del Sommeiller. Furono tempi difficili: per tre anni non si riuscì ad aprire, a causa della presenza di più di 12 metri di neve alla curva detta del Patarè, la strada fino al colle e l’accesso al ghiacciaio fu garantito con due manovie che dal piano del lago raggiungevano il colle.
Il rifugio fu parzialmente restaurato nella parte superiore, ricreando una cucina, un locale pranzo e bar e un dormitorio con una dozzina di posti letto, e fu dato in gestione a una dolce fanciulla.
Divenne la sede di diversi corsi di introduzione all’alpinismo gestiti dalle guide alpine locali e un discreto successo ebbero i tour pomeridiani guidati del ghiacciaio organizzati per i clienti degli alberghi di Bardonecchia. Molti sci club, primo fra tutti il Bardonecchia, vennero ad allenarsi sul ghiacciaio, la scuola di sci fu rilanciata mentre il servizio di trasporto da Bardonecchia fu garantito con un pulmino VW, due Fiat 238 e un Alfa Romeo F12. La strada, comunque, continuava essere il maggior impegno per la società di gestione poiché erano, via via, venuti a meno i contributi del Comune e l’aiuto nell’apertura da parte della Provincia di Torino e degli Alpini. È doveroso un ringraziamento al Signor Andrea Pelazza, titolare della Pelazza Sgombraneve, prematuramente scomparso nel 1982, che acquistò una quota della società e diede, per collaudare i propri prodotti, in modo particolare le frese frontali, una mano per lo sgombero della neve.
La VA.RO. riuscì, “a calci e pugni”, a mantenere aperto lo sci estivo fino all’estate del 1984 e nell’estate del 1985 fu aperto e gestito solo quello che, ormai, era rimasto del rifugio. Dopo fu l’abbandono totale: i resti del rifugio e l’unico skilift, ancora esistente sul ghiacciaio, furono vandalizzati e l’incuria, nel tempo, fece il resto fino al 2004, quando, con un intervento, finanziato dall’Amministrazione Comunale di Bardonecchia, il Ghiacciaio e il Colle del Sommeiller furono ripuliti e vennero poste delle barriere in legno per bloccare il traffico veicolare, poco prima della spianata del lago, a quota 2993 metri.
Oggi la strada per il Colle del Sommeiller è inserita nel Piano Comunale di recupero e manutenzione, ma i troppi anni di incuria e la mancanza di fondi adeguati ai lavori che sarebbero necessari per riportare la strada agli antichi splendori, hanno reso la parte alta, al di sopra del Piano dei Frati (2500 metri), percorribile, più facilmente, con mezzi fuoristrada o con moto e bici (si pensi che all’epoca d’oro dello sci estivo, partendo dalla stazione di Bardonecchia, si saliva al colle in 50 minuti con qualsiasi autovettura).
Quando la strada era manutenuta da inizio a fine della stagione: si saliva con qualsiasi auto
Questo è un vero peccato perché il Colle del Sommeiller è il culmine di una valle fantastica e selvaggia, con un particolare ecosistema in cui convivono impressionante di specie animali e vegetali, è il punto di incontro delle fasce geologiche delle Alpi Cozie, è la testimonianza di vita dei montanari (l’insediamento di Rochemolles risale all’anno 1000), ci svela la religiosità alpina e le vestigia militari del recente passato, e la strada per raggiungerlo rappresenta la possibilità di esplorare più facilmente tutte queste peculiarità.
Infatti la strada permette di salire dai boschi di latifoglie di Bardonecchia, a quelli di conifere che, mano a mano che ci si alza, lasciano spazio alle praterie di alta quota e alle morene sotto alle pareti rocciose. Si attraversano tranquilli pascoli e si possono incontrare gli animali tipici dell’alta montagna. Poi si arriva al Colle, al cospetto del ghiacciaio, che, seppure in forte regressione, mantiene tutto il suo fascino. Che dire poi della vocazione sportiva della valle: escursionismo, alpinismo, arrampicata, scialpinismo, cascate, passeggiate con le racchette, free ride, running e tanta mountain bike.
Dal 1967, su idea di Mario Artusio, un appassionato motociclista torinese, che coinvolse un altro grande appassionato inglese Harry Lewis, caporedattore della rivista Motor Cycle, si svolge sulla strada, sempre nella seconda domenica del mese di luglio, un incontro motociclistico internazionale, lo Stella Alpina, con salita al Colle del Sommeiller. Entrambi, oggi, non sono più con noi, ma, a testimonianza del loro attaccamento alla bellezza di questa valle, se si esclude la Iᵃ edizione della Stella Alpina, che si tenne nel 1966 al Passo dello Stelvio, dalla II alla LIV edizione (2019) si è svolta, senza soluzione di continuità, al Colle del Sommeiller. Si tratta del più alto rally in Europa e ha la prerogativa di non essere un raduno ufficiale FIM ma un incontro a partecipazione libera che Mario Artusio amava definire “la gita in montagna con Mario”,che vede la presenza, ogni anno, di 1200/1500 motociclisti.
Bella motociclista neozelandese
La stessa formula fu applicata allo Stella Alpina riservato alle mountain bike che si svolse, senza soluzione di continuità, dal 1997 al 2004 nella terza domenica di agosto e poi con alterne vicende.
Inizio della discesa in MTB dal Colle del Sommeiller sullo sfondo il Massiccio degli Ecrins
Un’altra manifestazione che, dal 2016, all’inizio del mese di agosto, coinvolge la Punta Sommeiller è la Scarfiotti Mountain Race, un trial di 7 chilometri dal rifugio alla punta, corsa in alta montagna non competitiva, dedicata a chi ama correre al cospetto di panorami mozza fiato.
Da destra, in primo piano, la Punta e il Ghiacciaio del Sommeiller, sullo sfondo al centro il ghiacciaio Ferrand con le Punte Niblè e Ferrand, a sinistrala Rocca d'Ambin e, in primo piano, il Lago del Sommeiller
Si ringraziano Fulvio e Gabriele Allemand per la gentile concessione delle foto.